L’11 giugno 2019 si è svolto a Roma un corso, organizzato da Federparchi Europarc Italia, per il personale tecnico e scientifico delle aree protette italiane dedicato al problema dell’avvelenamento della fauna.

L’uso illegale del veleno è una pratica molto diffusa che costituisce una delle minacce più impattanti sulla conservazione, a livello europeo, degli uccelli necrofagi e di molte specie di mammiferi carnivori.
Alcuni rapaci necrofagi, in particolare, sono estremamente vulnerabili all’uso del veleno perché possono cibarsi direttamente di bocconi avvelenati ma anche ingerire parti di carcasse di animali morti per avvelenamento. Tra questi figura il capovaccaio, per il quale, infatti, il progetto LIFE Egyptian vulture prevede la messa in campo di varie iniziative per contrastare l’uso del veleno sia in Italia che nelle Isole di Fuerteventura e Lanzarote (Canarie).

Prevenire e contenere il fenomeno è difficile ma è necessario se si vuole conservare il patrimonio naturalistico italiano ed è imprescindibile che siano proprio le aree protette, che ne custodiscono una frazione rilevante, ad affrontare questa sfida. Federparchi – Europarc Italia ha quindi organizzato il corso allo scopo di fornire al personale delle aree protette conoscenze utili su questa materia.
L’evento, che si è svolto a Villa Mazzanti grazie all’ospitalità dell’Ente Roma Natura ed è stato coordinato dal Presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, ha visto il succedersi degli interventi di Guido Ceccolini e Anna Cenerini (Biodiversità sas), Alessandro Andreotti (ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Rosario Fico (Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana) e del Ten. Col. Giancarlo Papitto (CUFA Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri).

I principali argomenti trattati hanno compreso le azioni salienti del progetto LIFE Egyptian vulture, molte delle quali previste in aree protette del Meridione d’Italia, le conoscenze relative all’avvelenamento della fauna a livello italiano, la normativa vigente, l’impatto che il veleno determina sulle specie sensibili, le criticità che si incontrano nel contrastare il fenomeno e gli strumenti di prevenzione e di mitigazione che possono essere adottati.

Più volte è stato fatto riferimento alle esperienze sviluppate grazie al LIFE ANTIDOTO, il primo progetto realizzato in Italia avente come obiettivo proprio il contrasto all’uso illegale del veleno, ed al successivo progetto LIFE PLUTO, ancora in corso, entrambi aventi come beneficiario coordinatore il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Speciale attenzione è stata dedicata all’attività delle Unità Cinofile Antiveleno gestite dal CUFA (Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri), che sono attive grazie a vari progetti LIFE e costituiscono uno strumento insostituibile nella lotta all’uso del veleno.

Nella sessione pomeridiana i Brigadieri Capo Alessandro Mango e Giovanni Bucciarelli e l’Appuntato Andrea Corsi del CUFA, conduttori delle Unità Cinofile Antiveleno con sede nel Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e nel Parco Nazionale Monti Sibillini, hanno illustrato le tecniche di addestramento dei cani e di svolgimento delle ispezioni per la ricerca di bocconi e carcasse avvelenati. In particolare Kenia, pastore belga malinois attualmente operativo presso l’UCA del Reparto Carabinieri del Parco Gran Sasso-Laga, ed il proprio conduttore hanno effettuato delle simulazioni di ricerca antiveleno e di altri elementi connessi a reati di bracconaggio.
